L’importanza del Geoturismo nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni

Geoturismo e geoparco

Recentemente l’interesse della comunità scientifica per il “geoturismo” come per i geoparchi è in forte aumento. Cosa si intende per geoturismo?

Il geoturismo è definito dalla National Geografic Society come una forma di turismo che “sostiene o accentua il carattere geografico del luogo visitato – il suo ambiente, il suo patrimonio, la sua estetica, la sua cultura e il benessere dei suoi abitanti”. L’UNESCO ha definito che le amministrazioni cui gestiscono i geoparchi dovrebbero definire politiche volte ad incrementare la conoscenza delle popolazioni locali e dei turisti sul patrimonio presente su territorio nazionale sia per aumentare la consapevolezza dei “tesori geologici” sia per sensibilizzare le persone su tematiche come cambiamenti climatici e dei disastri naturali.

Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni

Il concetto di geoparco si è diffuso a partire dal 1996 ed è stato sostenuto dall’UNESCO stessa che successivamente ha creato il “Programma Geoparchi dell’UNESCO”. La definizione di geoparco suggerisce una forte connessione tra la fruizione del patrimonio geologico-paleontologico e lo sviluppo dell’economia locale. Tutti i parchi che presentano un patrimonio geologico unico e rispettano alcuni dei criteri citati precedentemente entrano a far parte del programma. Anche l’Italia ha dei rappresentati e, il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni (CVDA) ha guadagnato prima il titolo di geoparco nel 2010 ed infine nel 2015 è entrato nel programma (fig.1).

Lo studio

Fig.1: Mappa Geologica dell’Appennino Meridionale, la linea rossa indica i confini del Parco Nazionale del Cilento

I soci Casaburi A., Finizio M., Papaleo L. e Sorrentino A. insieme al professore Ettore Valente e la prof.ssa Nicoletta Santangelo hanno collaborato per la stesura di una pubblicazione scientifica sul “Potenziale Geoturistico” del Parco Nazionale del Cilento dato che nessuno studio aveva ancora trattato l’argomento. Il lavoro è stato pubblicato il 10 Novembre 2021 sulla rivista “Geosciences” di MDPI con il titolo “Defining the Geotourism Potential of the Cilento, Vallo di Diano and Alburni UNESCO Global Geopark (South Italy)

Specificatamente lo scopo dello studio è quello di definire, in base ai geositi e geomorfositi già definiti dall’Ente Parco, dei Geoitinerari attraverso la formulazione di due indici ossia il “Potenziale Valore Educativo” (EV) ed il “Potenziale Valore Turistico” (TV). Per definire tali valori è stato scelto il “Metodo di Brilha” perché ha permesso di mettere in evidenza:

1) siti le cui caratteristiche geologiche possono permettere di diffondere la conoscenza geologica a persone con diversi livelli di istruzione, con condizioni di accesso confortevoli e sicure (EV);

2) siti la cui bellezza paesaggistica può essere apprezzata da un’ampia varietà di persone anche non specializzate sugli eventuali argomenti trattati (TV). Questi due indici sono il risultato della somma di diversi indicatori e dei loro pesi relativi. La maggior parte di questi indicatori sono comuni tra l’EV e il TV (ad esempio, vulnerabilità (V), accessibilità (AC), limitazioni d’uso (UL), sicurezza (SA), logistica (L), densità di popolazione (DE), associazione con altri valori (AS), paesaggio (SC), unicità (UN), condizioni di osservazione (OC)).

Fig.2: Mappa del Potenziale Valore Educativo dei 160 geositi e geomorfositi del Parco Nazionale CDVA

Sono stati selezionati 20 siti con alti valori sia di EV che di TV da cui sono stati creati due geoitinerari (fig.4), entrambi pianificati lungo le strade principali del Geoparco con l’obiettivo di mostrare l’elevato potenziale geoturistico dell’area

Il geoitinerario interno si muove dall’area archeologica di Paestum, vicino alla linea di costa, verso il bacino del Vallo di Diano ad est-sudest. Comprende: forme morfostrutturali (i versanti omoclinali sia del Monte Vesole sia del Monte Chianello ed il bacino intramontano del Vallo di Diano), elementi morfologici di tipo fluvio-carsici (i canyon carsici di Magliano Vetere, Laurino, Piaggine e Sacco), una sorgente (sorgente del fiume Sammaro), una frana (nei pressi dell’abitato abbandonato della Vecchia Città di Roscigno) ed infine un’area carsica (grotta di Vallicelli).

Il geoitinerario costiero inizia dal promontorio di Punta Telegrafo, vicino al sito archeologico di Elea-Velia verso sud-est, in prossimità dell’area del promontorio di Palinuro. Esso comprende: substrato roccioso di base deformato, forme geologiche marine, la frana di Rizzico e depositi quaternari sia marini che continentali (i depositi tirrenici), depositi marini e continentali del Quaternario (i depositi tirrenici di Palinuro e le dune fossili di Palinuro), forme geomorfologiche costiere (la scogliera di Punta Telegrafo, la falesia di Capo Palinuro, le grotte costiere di Cala Fetente e l’arco naturale della Fenestrella) ed infine due foci fluviali ( foci fluviali del fiume Lambro e del fiume Mingardo).

Fig.3: Mappa del Potenziale Valore Turistico dei 160 geositi e geomorfositi del Parco Nazionale CDVA

L’obiettivo principale di questo studio è fornire un esempio di come i geositi e i geomorfositi possano essere utilizzati per diffondere la conoscenza geologica attraverso il geoturismo. Purtroppo molte aree non sono rientrate negli standard preposti alle creazioni di altri geoitinerari dovuto anche a problematiche collegate a scarse condizioni di accessibilità e sicurezza ma anche di poche strutture adibite alle attività ricreative.

Secondo i dati ISTAT (Istituto Italiano di Statistica) e dell’Ente Provinciale del Turismo di Salerno il flusso turistico che interessa l’area di studio si aggira intorno ai 2-4 milioni di turisti l’anno.


Fig.4: Mappa raffigurante i due Geoitinerari nel Parco Nazionale CDVA

Ci auspichiamo che l’approccio adoperato in questo studio possa essere utile per lo sviluppo di una strategia incentrata sul geoturismo nel Parco Nazionale del Cilento in modo tale che l’Ente Parco possa incrementare eventualmente la visibilità e l’accessibilità ad alcuni geositi posti nelle aree più remote del Parco ed allo stesso tempo incentivare l’economica locale contrastando il fenomeno dello spopolamento dei piccoli comuni.

Articolo scritto da Michele Finizio