Racconto della due giorni lucana di ASNU: M’ammalia, lontre, grifoni e una terra da conoscere e preservare.
Come ci è finita ASNU in Basilicata? Partiamo dal principio: M’ammalia e la Val d’Agri.
“M’ammalia – La settimana dei mammiferi” consiste in una serie di eventi su scala nazionale patrocinati da ATIt (Associazione Teriologica Italiana) che hanno come obiettivo la divulgazione di temi riguardanti i mammiferi, gli ecosistemi in cui vivono e le problematiche che sono costretti ad affrontare. Qui a Napoli, per l’edizione del 2019, ASNU ha collaborato (come già successo nel 2018) con l’Associazione ARDEA e il Centro Musei della Federico II per organizzare il seminario “Mammiferi in movimento”, tenutosi venerdì 8 novembre presso il museo di fisica in Via Mezzocannone 8, che ha trattato svariati temi, dai viaggi transfrontalieri dei mammiferi migratori alle dinamiche interne ai gruppi sociali di scimpanzé e bonobo.
La Val d’Agri è una regione che si trova nella parte ovest della Basilicata, non lontano dal confine con la Campania, in pieno Appennino Lucano, caratterizzata da una elevata biodiversità e, in alcune zone, da una sorprendente selvaticità. Alcuni di noi avevano già avuto il piacere di visitarla nell’estate 2017 e da allora si erano sempre ripromessi di tornarci.
Quando abbiamo visto che nell’ambito di M’ammalia 2019 proprio in Val d’Agri si stava organizzando un evento, per di più su un mammifero affascinante come la lontra (Lutra lutra), abbiamo colto la palla al balzo e, dopo aver partecipato al “nostro” M’ammalia in pieno centro storico di Napoli, ci siamo precipitati nella selvaggia Val d’Agri per prendere parte anche all’evento lucano.
Nonostante il meteo fosse abbastanza incerto, siamo partiti in 17, tra la sera di venerdì 8 e la mattina di sabato 9, per partecipare all’evento che si sarebbe tenuto nella giornata di sabato. Siamo stati accolti dal dott. Antonio Luca Conte, una vecchia conoscenza di alcuni di noi, dalle guide del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val D’Agri Lagonegrese e dalla professoressa Anna Loy, una delle massime esperte italiane della lontra, membra dell’IUCN/SSC Otter Specialist Group nonché presidente proprio di ATIt.
La mattinata, inaspettatamente soleggiata, è iniziata alle 10.30 con un’escursione lungo il fiume Agri, a valle della diga che forma il Lago di Pietra del Pertusillo (San Martino d’Agri), per osservare il tipico habitat della lontra. Qui il dott. Conte ci ha descritto le caratteristiche geografiche e ambientali del territorio in cui ci muovevamo, mentre la prof.ssa Loy ci ha fornito le nozioni base su biologia ed ecologia della lontra, soffermandosi sull’importante ruolo svolto dalla vegetazione ripariale nel ciclo vitale di questo mustelide: la lontra è infatti un animale semi-acquatico, che caccia esclusivamente in acqua ma che utilizza come tana gli arbusti o le radici degli alberi ai margini del fiume.
Durante l’escursione non ci siamo imbattuti in nessun individuo di lontra, come pronosticabile: si tratta di un animale molto elusivo e prevalentemente notturno, difficilmente contattabile in modo diretto se non per puro caso. La stessa prof.ssa Loy ci ha raccontato scherzosamente di quanto poco spesso sia riuscita ad avvistarla nonostante una vita passata a studiarla. Tuttavia, la presenza della lontra in quel fiume ci è stata provata da due fatte ritrovate su alcuni sassi nel letto del fiume (che le lontre utilizzano per marcare il territorio).
Una in particolare era molto fresca, probabilmente della notte prima. La prof.ssa Loy ci ha invitati ad annusarla, descrivendone il profumo come uno dei più buoni avesse mai sentito: e in effetti era davvero buonissimo! Difficile da descrivere, è un odore dolce e delicato, a qualcuno ha ricordato l’odore dei gamberi (in effetti i crostacei fanno parte della dieta della lontra), ad altri addirittura nettare dei fiori… Insomma, vi consigliamo di provare ad annusare delle feci di lontra, è un’esperienza assolutamente da vivere!
Ma la lontra e il suo habitat non sono stati gli unici protagonisti della mattinata di sabato: a più riprese, infatti, si sono alzati in volo sopra di noi nibbi reali (Milvus milvus), poiane (Buteo buteo) e i maestosi grifoni (Gyps fulvus), un piccolo assaggio della grande ricchezza ornitica della Val d’Agri.
L’escursione è terminata intorno alle 13.30, mentre una leggera pioggia iniziava a cadere nella valle. Il gruppo si è spostato nell’agriturismo “da Zia Elena”, dove abbiamo consumato un lauto pranzo, gustando alcuni prodotti tipici locali.
La giornata è proseguita nel pomeriggio, quando ci siamo spostati a Viggiano, nella sede della Protezione Civile Gruppo Lucano, i cui membri ci hanno accolti calorosamente, permettendoci anche di pernottare nei moduli abitativi a disposizione della loro struttura.
Qui si è tenuto un seminario in cui la prof.ssa Loy ha approfondito i temi riguardanti la conservazione della lontra in Italia e le relative problematiche. Abbiamo appreso le principali cause del declino di questo mustelide, diffuso fino a qualche decennio fa in tutti i fiumi della nostra penisola. L’inquinamento dei corsi d’acqua, la caccia da parte dell’uomo (per la pregiata pelliccia e per la “competizione” con i pescatori), la frammentazione e la distruzione dell’habitat (per esempio la fondamentale vegetazione ripariale) hanno portato a una drastica riduzione della lontra, che è scomparsa completamente in nord Italia. Oggi la specie è protetta da norme internazionali e nazionali ed è in sostanziale ripresa; tuttavia, secondo gli studi della prof.ssa Loy, la popolazione, confinata in centro e sud Italia, non ha ancora dimensioni tali da essere considerata fuori pericolo, anche perché è geograficamente distante e completamente distaccata dalle altre popolazioni europee.
Nel bel mezzo del seminario ecco qualcosa che non ci aspettavamo: alcuni membri dell’associazione NaturOffice ETS ci hanno raggiunto con un esemplare di lontra trovato morto, investito sulla carreggiata. Abbiamo così potuto osservare da vicino il cadavere dell’animale, apprezzando alcune caratteristiche anatomiche di cui la professoressa ci aveva parlato, quali la folta pelliccia e le zampe palmate, che denotano un evidente adattamento alla vita semiacquatica. Il roadkilling oggi è uno dei principali rischi che corrono questi animali, che spesso si trovano nei pressi di strade trafficate che attraversano gli ambienti in cui vivono.
Il seminario è proseguito con gli interventi del dott. Luciano Ferraro e del dott. Pietro Serroni, rispettivamente dei Parchi Nazionali di Appenino Lucano e Pollino, che hanno approfondito la distribuzione delle popolazioni di lontra a livello locale; infine il dott. Remo Bartolomei ci ha mostrato alcuni esclusivi video della lontra in Basilicata ripresi con la tecnica del fototrappolaggio, uno dei metodi più usati per lo studio dei mammiferi.
Alla fine di questa intensa giornata eravamo un po’ provati ma molto soddisfatti, e non ci restava altro da fare se non rifocillarci con una bella cena comunitaria, che abbiamo cucinato e consumato in una struttura messaci a disposizione dalla Protezione Civile, tra bicchieri di buon vino, chiacchiere e giochi.
Il mattino seguente una parte del nostro gruppo ha deciso di trascorrere un’altra mezza giornata all’aperto tra i suggestivi paesaggi della Val d’Agri, con l’intento di provare a osservare nuovamente i grandi signori del cielo lucano: i grifoni.
Guidati nuovamente dal dott. Conte, ci siamo appostati sotto la magnifica Murgia di Sant’Oronzo, costituita da dei giganteschi pinnacoli conglomeratici alti centinaia di metri, uno dei simboli del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano. Queste imponenti strutture di roccia offrono siti di nidificazione per molte specie di uccelli, tra cui i grifoni. Purtroppo i grandi necrofagi quella mattina non si sono mostrati: ci siamo dovuti accontentare di alcuni individui di corvo imperiale (Corvus corax) e dei “soliti” nibbi reali. Siamo tornati indietro comunque soddisfatti della bella passeggiata e con il ricordo dei grifoni osservati il giorno prima.
Questa due giorni lucana è stata sicuramente un’occasione per conoscere e apprezzare la grande ricchezza paesaggistica e di biodiversità della Val d’Agri, ma purtroppo c’è anche un rovescio della medaglia. Infatti questa terra così preziosa, che ricade in un’area protetta (il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese) non è esente da problematiche gestionali, dovute in molti casi alla mala amministrazione proprio dell’Ente Parco: lungo il nostro cammino ci siamo trovati più di una volta di fronte a opere dalla dubbia utilità, rimaste incomplete e che in alcuni casi sono risultate soltanto una distruzione di habitat, persino in Zona A (riserva integrale) del Parco Nazionale.
Un esempio lampante ci è stato dato da una vasta area brulla, delimitata da un rudimentale recinto, da dove erano stati asportati il terreno e la vegetazione originari per creare una presunta area di “recupero delle acque interne per il miglioramento dell’ambiente di riproduzione e delle rotte migratorie dei salmonidi”.
Ci siamo rimessi in viaggio verso Napoli dopo due intense giornate trascorse a stretto contatto con la natura e con chi questa natura la studia da anni, per conoscerla e tutelarla. E uno degli obiettivi di ASNU è proprio questo: favorire l’incontro e lo scambio di esperienze tra noi studenti e i professionisti del nostro settore di studi, gli enti territoriali, le realtà associative. Siamo stati molto contenti di questa esperienza e salutiamo la Val d’Agri con la promessa di rivederci in primavera: che in fin dei conti non è nemmeno troppo lontana.
Ringraziamo il dott. Antonio Luca Conte, la dott.ssa Silvia Sgrosso che ci ha accolti insieme a tutto il gruppo della Protezione Civile Gruppo Lucano di Viggiano, la prof.ssa Loy e tutte le persone che hanno reso possibile questo evento.